lunedì 24 febbraio 2014

Uno strudel speciale: con zucca candita e noci speziate


Io ADORO lo strudel. L’ho scoperto qui in Friuli, ed è stato amore al primo assaggio. 
Il primo di una luuunga serie di assaggi, chiaro, la mia folta schiera di adipociti può dimostrarlo, se fate silenzio potete udire un coro di milioni di vocine unte che dicono “strudel! strudel!” e di contro le mie povere fibrocellule muscolari, sempre INEVITABILMENTE in minoranza, ma sempre combattive, che dicono “si ok, strudel, abbiamo capito, ma a patto che lo usi come carburante per una bella corsetta!”
E così è andata, ogni tanto anche i buoni vincono! :D
Per la mia special edition dello strudel dopo luuuunghi rimuginamenti seguiti da lunghe indecisioni, seguite da altri rimuginamenti (“ma la versione originale è già perfetta! E poi oh, c’è pochissima frutta in questo periodo! Pere? Mmmh, non ho voglia di pere. Kiwi? Mmmh, non si prestano. Arance? Ancora meno. Mmmh! E che fine hanno fatto i kumquat?!”) ho deciso di puntare sui dettagli. Non ho stravolto la sfoglia, non ho stravolto il ripieno. Ho solo cambiato dei dettagli: zucca candita al posto dell’uvetta, noci speziate e croccanti al posto dei pinoli, sfoglia caramellata per una croccantezza extra e un po’ di sprint con la salsa. Tre dettagli, ed è comunque un altro strudel. Un altro strudel buonissimo :)

Per la sfoglia: (ricetta di lasagnapazza come da regolamento)
150 g di farina 00
100 ml di acqua
1 cucchiaio di olio extravergine d’oliva
1 pizzico di sale

Per il ripieno:
4 mele golden (800g lordi)
50g burro
40g pangrattato
40g zucchero di canna muscovado
30g gherigli di noci
2 cucchiaini di miele
½ cm di bacca di pepe lungo grattugiata
1 cucchiaino di cannella
La scorza grattugiata di ½ limone non trattato

Per caramellare la sfoglia e per la finitura:
Zucchero a velo in abbondanza

Per il coulis di zucca, limone & zenzero:
200g polpa di zucca delica
100ml sciroppo al limone(*)
1 cm di zenzero

(*): ovvero lo sciroppo che ho ottenuto facendo le scorze di limone candite! Se non avete candito recentemente ovviate al problema facendo bollire 50ml d’acqua insieme a 50g di zucchero e le scorzette di un limone per almeno 30’.


Il coulis di zucca, limone e zenzero: versare lo sciroppo in un pentolino, aggiungere la zucca tagliata a cubettini e portare a bollore. Far cuocere a fuoco basso, coperto, per una decina di minuti, o finché la zucca sarà morbidissima. Pelare lo zenzero, grattugiarlo e raccoglierne la polpa in una garzina, quindi strizzare bene il tutto, raccogliendo il succo nel pentolino con la zucca. Passare tutto al minipimer et volià! Se desiderate una consistenza più fluida, aggiungete un po’ di sciroppo.
               
La sfoglia: Scaldare l’acqua, deve essere abbastanza calda ma non bollente. Setacciare la farina in un recipiente, aggiungere il sale e l’olio e versare a mano a mano l’acqua calda mescolando. Quando la farina avrà assorbito tutta l’acqua, togliere l’impasto dal recipiente e cominciare a lavorarlo con le mani su una spianatoia per un paio di minuti, fino ad ottenere un impasto morbido, quasi appiccicoso ma che comunque non resta attaccato alla spianatoia o alle dita. Mettere l’impasto a riposare, coperto da un panno umido o da una pellicola, per circa mezz’ora.

Il ripieno: spezzettare grossolanamente le noci, versarci sopra il miele e il pepe lungo. Mescolarle bene in modo che siano uniformemente condite, sparpagliarle su una teglia coperta da carta forno e cuocere a 160°C per 15’, finchè saranno leggermente dorate. Far raffreddare e tenere da parte. Tagliare i pezzi di zucca candita in cubettini di circa ½ cm di lato e tenere da parte.
Sbucciare le mele, tagliarle in quarti, eliminare il torsolo e affettarle finemente (massimo 3mm) con la mandolina. 
Sciogliere in un pentolino 25g di burro e friggerci il pangrattato.
In una ciotolina unire lo zucchero, la cannella e la scorza grattugiata del limone, mescolare bene con la punta delle dita finchè il tutto avrà la consistenza della sabbia bagnata e sarà profumatissimo :)

Here we go: Stendere la pasta su un canovaccio infarinato, iniziando con il mattarello. Tirare la pasta il più sottile possibile, continuando a lavorarla anche con il dorso e le nocche delle mani, allargandola in tutte le direzioni, fino a ottenere una sfoglia a velo, molto ampia e quasi trasparente.
Spennellare la sfoglia il restante burro fuso (tenendone da parte un po’), poi cospargerla con il pangrattato fritto. Distribuirvi sopra le mele a fettine (lasciando un buon margine libero su tutti i lati),poi le noci e i canditi di zucca e infine lo zucchero/scorze/cannella. 

Ripiegare i bordi dei pasta sul ripieno per contenerlo più facilmente quindi, aiutandosi con il canovaccio, arrotolare lo strudel. Disporre lo strudel su una teglia foderata di carta forno, spennellarlo con un altro po’ di burro fuso e infornare a 190°C per 40’ circa, finché sarà leggermente dorato. Farlo raffreddare del tutto.

Caramellizzazione: cospargere la superficie dello strudel con abbondante zucchero a velo, fino a formare uno straterello. Rimettere in forno caldo a 250°C per pochi minuti, sorvegliando attentamente: da caramellato a bruciato il passo è breve!

Gnammy: Far raffreddare nuovamente e cospargere con altro zucchero a velo.  
Servire a fette, accompagnato da un po’ di coulis di zucca :)

Questa è, ovviamente, la mia proposta per l'edizione n°36 dell'MTC!

venerdì 21 febbraio 2014

Canditi di...Zucca!


Ogni anno la stessa storia,
Ebbene si, sono giunta nella fase “ansia da fine stagione della zucca”, e mi ingegno per poterla gustare anche quando, sigh sob, non ci sarà più.
E così, a parte il mio progetto di stipare il freezer di pan di zucca, e chissà, forse di ravioli (perderanno il loro aroma? Mmhhh, devo pensarci su), mi sono lanciata nelle magiche peripezie della canditura! L’idea della zucca candita viene direttamente da uno dei miei ultimi acquisti, “il quaderno delle zucche” (e ti pareva….! :P). E' un delizioso libretto che mi sono accaparrata a un’ altrettanto deliziosa fiera del libro, in cui, a parte alimentare la mia ossessione arancione, ho anche visto quell’ adorabile uomo che risponde al nome di Daniel Pennac ♥ 
Ma non divaghiamo. Dunque, canditi: rispetto alla scorsa volta ho sperimentato un nuovo metodo, mi pare più delicato, ma avendo candito cose diverse con metodi diversi non posso fare paragoni troppo accurati (ma non mancherò di verificare, mi piace troppo candire! :D). 
Anyway, una certezza ce l’ho: questi canditi di zucca sono fantasmagorici! Sono morbidi e nonostante tutto quello zucchero la loro zuccosità è perfettamente conservata! E lo sciroppo?!? Mmmhhhh PANCAKE STATE PRONTI, presto verrete sommersi da un’onda anomala di sciroppo di zucca!

Per un bel vasetto di canditi:
500g zucca delica(*)
250g zucchero

(*) recentemente il mio ortolano ha iniziato a portare una zucca delica SPAZIALE, e chi la produce evidentemente lo sa, dato che ci mette anche il timbro sopra ;)

Pulire la zucca, eliminando i semi e i filamenti e togliendo la scorza. Tagliarla a fette di ½ cm, cercando di dare loro una forma regolare. Lessarle brevemente finché saranno cotte ma non molli (meno di 5’). Asciugarle con della carta e disporle in una ciotola o, meglio ancora, in un porta pranzo termico.
In un pentolino, unire allo zucchero 250ml d’acqua e portare a bollore. Far sobbollire per 5’, perché si addensi leggermente. Spegnere il fuoco e far raffreddare leggermente lo sciroppo, intorno agli 80°C. versare lo sciroppo sulla zucca e chiudere ermeticamente il tutto. Far riposare per 24h.
Ripetere lo stesso procedimento, utilizzando sempre lo stesso sciroppo, due volte al giorno per tre giorni, finché la zucca sarà diventata arancionissima (dalla foto non si capisce tanto, ma il colore dei canditi è molto più acceso rispetto alla zucca cruda) e traslucida.
A questo punto potete conservare la zucca nel suo sciroppo oppure procedere come segue: scolare le fette di zucca, asciugarle e disporle sulla griglia del forno. Posizionare la teglia nel ripiano intermedio, e accendere il forno a 50°C. spegnerlo dopo 10-15’ e lasciare la zucca dentro per qualche ora. Ripetere l’operazione per 3-4 volte, finché i canditi si saranno asciugati.

Note:

  • Il fatto di usare il porta pranzo termico –mio personale strumento di sopravvivenza all’università che ha trovato una nuova vocazione-  permette di sfruttare meglio il calore dello sciroppo: ci permette di usare uno sciroppo meno caldo, evitando di cuocere troppo la zucca, e allo stesso tempo, permette di velocizzare il processo, facendo meno passaggi. Questo non è previsto nella ricetta originale, ma secondo me, se avete uno di questi aggeggi conviene usarlo!
  • ...e che ce faccio con 'sti canditi?! Bè, ci si possono arricchire delle briochine da colazione, si possono sostituire ai canditi di agrumi per fare delle versioni creative di dolci tradizionali -puristi non proseguite la lettura-, tipo panettoni, colombe, pastiere, etc ma vi assicuro che fanno la loro porca figura anche aggiunti a uno yogurt al naturale ;) 
Ricetta tratta da “il quaderno delle zucche” – Kellermann editore

martedì 18 febbraio 2014

Gli spaghetti con bottarga e carciofi DEFINITIVI: cremosissimi è dire poco.



Io e la bottarga abbiamo una luuuuunga storia d’amore.
Mi è sempre piaciuta, solo che all’inizio, lo ammetto, la maltrattavo un po’. La schiaffavo sulla pasta così, un po’ a caso, manco fosse Gran Biraghi ecco.
Non sapevo ciò che facevo.
Per fortuna lei è stata paziente, non mi ha scaricato e io ho imparato a trattarla come si deve, e ora siamo ancora qui, sempre più innamorate e con un rinnovato rispetto reciproco :D
Perché ci sono “spaghetti bottarga e carciofi” e “spaghetti bottarga e carciofi”, e questi sono perfetti: il segreto sta tutto in una sorta di mantecatura, e la bottarga sarà cremosa, i carciofi croccanti, e vi ritroverete a fare i conti con tutto uno scoppiettio di sapori intensi e consistenze diverse, una roba che alla prima forchettata uno pensa (o per lo meno io penso, tutte le volte) e che è? Sono pazza? Com’è che ho lasciato passare tutto sto tempo dall’ultima volta che l’ho mangiata? *___*
Poi mi ricordo quanto costa la bottarga e subito mi do un paio di risposte… :D 
Ma per un vizietto ogni tanto, non c’è niente di meglio che questo trio perfetto: olio buono, carciofi spinosi e bottarga di muggine.


Per due:
160g spaghetti
½ bottarga di muggine in baffe (circa 40g)
2 carciofi spinosi sardi
Il succo di mezzo limone (o un’altra fonte di vit C)
Olio EVO in abbondanza (4-5 cucchiai)

Riempire una ciotola con abbondante acqua fredda e il succo di mezzo limone. Pulire i carciofi eliminando le foglie esterne più dure, le punte e pelando i gambi. È una triste realtà, ma più del 50% si butta via.

Tagliarli a metà ed eliminare le barbine interne. Man mano che si puliscono, tuffarli nella ciotolina con acqua e limone. Affettare finemente i carciofi (anche i gambi!) e ributtarli nell’acqua e limone.
Eliminare la pellicina che ricopre la bottarga, grattugiarne metà e tagliare a fettine sottili l’altra metà. In una ciotolina, mescolare la bottarga grattugiata con l’olio e far riposare per una mezz’oretta (meglio, ma se non avete tempo viene bene anche senza riposo).
Cuocere gli spaghetti in abbondante acqua salata e scolarli al dente, conservando un mestolino di acqua di cottura. Rimettere gli spaghetti nella pentola ancora calda e, a fuoco spento, condirli con l’olio/bottarga, aggiungendo qualche cucchiaio di acqua di cottura, mescolando bene: si formerà una cremina. Aggiungere i carciofi ben sgocciolati e la bottarga a fettine, mescolare e servire subitissimissimo :)

Note:
-         La bottarga: rigorosamente di muggine e rigorosamente in baffe, non già grattugiata, che risulta molto più secca e molto meno saporita. Il grado di stagionatura dipende un po’ dai gusti, a me piace quando è ancora abbastanza morbida e non troppo scura di colore.
Una volta aperta la bottarga si conserva in frigo, a patto che sia ben chiusa in un sacchetto di nylon, se no si secca.
-         I carciofi: i migliori da mangiare crudi sono quelli spinosi sardi, devono essere freschissimi o saranno duri. Se li comprate con gambo e foglie è facile valutare la freschezza ;)

-         L’olio: di quello buono. Io adoro quello nuovo, ancora verde e opaco, profumatissimo, e ora è il suo periodo ;) 

martedì 11 febbraio 2014

Gravlax #2: al pepe rosa e pompelmo rosè

Si sa, i nord europei sono dei fighi
Alti-biondi-capelli-lunghi-rockettari-e-metallari-ohhhhhh ♥ ♥ 
Ecologisti, aperti, evoluti.
E inventori di gravlax 
Da quando l’ho scoperto è stato amore al primo assaggio, e da lì tutto un susseguirsi di miscugli per la marinata, questa spezia qui, oh ma anche quella lì, quest’erbetta qua, la scorza di questo, la scorza di quello… Esperimenti e accostamenti più o meno azzardati e più o meno riusciti, ecco! :D

Questo è l’ultimo e, devo dirlo, uno dei più delicati e carini.
Il procedimento che ho usato, rispetto alla prima versione che ho pubblicato, è più o meno lo stesso: ho solo accorciato un po’ i tempi di marinatura, ottenendo un risultato più morbido, e poi ho mescolato direttamente tutti insieme gli ingredienti per la marinata. Secondo me così è ancora meglio!
È buonissimo mangiato in tutti i modi in cui mangereste il salmone affumicato, io lo adoro con pane nero, avocado e kren: 
Pane di segale: morbido Austriaco e pieno di semini quando faccio il panino da portare in università o croccante svedese quando faccio le tartine da sgranocchiare con un taj di chel bon 
Avocado: così burroso e fresco…mmmmmhhh! A fettine, solo appena spennellato con del succo di limone (o lime) per evitare che scurisca;
Gravlax: a fettine non troppo sottili;
Kren: grattugiato fine, abbastanza da pizzicare il naso, non tanto da coprire il sapore del resto ;)


Per il gravlax:
250g filetto di salmone con uno spessore di circa 3cm (filetto, NON trancio!!)
3 cucchiai di zucchero di canna
3 cucchiai di sale fino
1 cucchiaio raso di pepe rosa
1 pompelmo rosé non trattato

Tamponare il filetto con della carta da cucina, ed eliminare eventuali spine con una pinzetta (esistono delle pinzette apposta, belle robuste, ma se non le avete anche una pinzetta da sopracciglia che non usate più va bene ;) ).
Lavare il pompelmo sotto l’acqua tiepida per qualche minuto e asciugarlo (mi dicono dalla regia (=il fidato ortolano) che gli agrumi sono spesso trattati con paraffina, che tappa i pori della scorza, in modo che dal momento della raccolta al momento della vendita si riduca al minimo il calo di peso dovuto alla traspirazione. Ora io non so se per “agrumi non trattati” si intenda solo non trattati con pesticidi o anche con paraffina, ma nel dubbio li lavo un po’ più a lungo e con acqua tiepida, in modo che quel mini straterello di paraffina si sciolga e venga via).
Pestare le bacche di pepe rosa in un mortaio, con movimenti circolari del pestello, un po’ come quando si fa il pesto. Aggiungere il sale, lo zucchero e le scorzette del pompelmo prelevate con l’apposito attrezzino (il riga limoni) e mescolare il tutto.
Tagliare un bel foglio di pellicola (grande abbastanza da poter impacchettare il filetto e tutto il condimento), e disporre un sottile strato di condimento. Posarci sopra il filetto, con la pelle rivolta verso il basso. 

Cospargere uniformemente il filetto con il condimento, sia sopra che sui bordi, deve esserne completamente ricoperto, e impacchettare il tutto con la pellicola. Riporre in un contenitore ermetico e far riposare in frigo per 36h.
Liberare il filetto dalla pellicola, dal condimento e dall’acquetta che sarà fuoriuscita dal salmone, sciacquarlo velocemente sotto l’acqua corrente. Tamponarlo con della carta da cucina ed è pronto da affettare ;)

Note:
- Si conserva in frigo per qualche giorno, ben impacchettato nella pellicola e dentro un contenitore ermetico. 

venerdì 7 febbraio 2014

Briochine al marzapane....FINTO!


 Io e mio nonnino, tra le altre cose, condividiamo la gola per la frutta secca, ma la gola seria, quella che se per caso chiacchieriamo CASUALMENTE vicino a un cesto di mandorle, la conversazione è condita da un sacco di CHOMP CHOMP, ecco.
Si da il caso che il super nonno abbia un sacco di piante, e tra queste un sacco di mandorli.
E si da il caso che quando torno in Sardegna, soprattutto ultimamente, mi lancio in avventurose gite col nonno nei suoi terreni. Gite in cui scopro un sacco di cose:
che la sua “domenica mattina presto” e la mia “domenica mattina presto” sono distanti 2 ore;
che quando era piccolo, lui non sapeva la strada per arrivare in campagna, ma il cavallo si;
che quei tavoli giganti che ha in cucina, non vengono da un negozio di mobili, ma da un ciliegio vecchissimo “che prima era qui”;
e che ad agosto ci sono le mandorle fresche.
Special guest: Kira, addetto al controllo qualità del raccolto

E l’ultimo agosto ho raccolto talmente tante mandorle che, nonostante ne mangi un po’ ogni giorno, ne ho ancora un sacco. Anche perché siccome il mio non è un nonnino, ma un SUPER nonnino, a Natale mi ha dato un’altra razione, di quelle con il guscio meno duro, che riesco ad aprire anche con lo schiaccianoci 
Ma quando sarò grande e avrò una casetta tutta mia, non mancherà una “postazione mandorle” come quella di nonno: in terrazza, una sedia piazzata davanti a un grosso ceppo di legna su cui è piazzato un bel martello e una vociona di sottofondo che ti raccomanda di stare attenta alle dita :P
Quindi insomma, le mandorle a casa mia non mancano mai.
Non merito dei grattini per il mio contributo?!

E che bisogno c’è di fare il finto marzapane con tutte le mandorle che girano per casa?! A parte che io sono gelosa delle mie mandorle, mi sembra quasi un delitto manipolarle troppo, tanto sono buone così, in purezza, giusto un po’ tostate, ma soprattutto la verità è che le cose strane mi ispirano, mi sconfiferano, e mi assillano finché non le provo. Così è stato per il finto marzapane, è da quando è uscito questo post che sono stracuriosa di provarlo! E il suo momento finalmente è arrivato! 
Appena pronte le briochine ne ho assaggiata una e WOW! Poi dopo ripetuti assaggi non ero troppo convinta, però forse c’entrava il fatto che ero piena come un uovo :D insomma, ora allietano le mie colazioni da qualche giorno (ebbene si, hanno superato la prova freezer!) e ne sono assolutamente soddisfatta! :) e il ripieno ricorda veramente un finissimo marzapane nonostante sia fatto soprattutto di…
Patate! ;)

Per una ventina di briochine:
Per l’impasto
500g farina 00
½ cubetto di lievito
220ml latte tiepido
80g burro
1 uovo
Un pizzico di sale

Per il ripieno:
800g patate a pasta gialla
125g zucchero
100g mandorle
2 flaconcini di essenza di mandorle
125g uvetta sultanina ammollata per qualche ora in acqua tiepida e rum

Per lo sciroppo:
½  limone (succo)
2 cucchiai di zucchero

L’impasto: Sbriciolare il lievito nel latte tiepido e lasciarlo riposare per circa 10 minuti. Sciogliere il burro in un pentolino (deve essere caldo, non bollente). Mischiare farina, zucchero, sale e fare la fontana. Versare al centro le uova leggermente sbattute, e aggiungere prima il burro caldo, poi il latte con il lievito. Impastare tutto a mano o con l’impastatrice fino ad ottenere un impasto liscio e morbido. Mettere l’impasto in una ciotola capiente, coprire con della pellicola e lasciare lievitare in un luogo tiepido fino al raddoppio (circa 1h e ½ ). Rompere la lievitazione impastando brevemente, far lievitare ancora per una mezz’oretta. Durante i tempi di lievitazione, preparare il ripieno:

Il ripieno: lessare le patate (con la buccia) in abbondante acqua, scolarle e passarle ancora calde allo schiacciapatate (non occorre sbucciarle, la buccia non esce dallo schiacciapatate!).
Tuffare le mandorle in acqua bollente per un minuto, spellarle, tostarle in forno a 180°C per 10’ e lasciarle raffreddare. Una volta fredde, tritarle finemente con il mixer.
Mescolare insieme le patate, le mandorle, l’essenza di mandorle e lo zucchero. Aggiungere l’uvetta leggermente strizzata e asciugata e mescolare.


Le briochine: stendere l’impasto su un piano infarinato, fino a ottenere una sfoglia di circa ½ cm di spessore. 
Per i cornetti: dalla sfoglia ritagliare dei triangoli isosceli (base circa 8cm, altezza circa 15cm), disporre sulla base un salsicciotto di ripieno e arrotolare dalla base verso la punta, stirando leggermente quest’ultima.

Per le girelle: stendere l’impasto in un rettangolo. Spalmare il ripieno in uno strato uniforme, lasciando libero un bordo di circa 2cm su uno dei lati più lunghi. Inumidire leggermente la porzione libera di modo che, una volta arrotolato, l'impasto si sigilli bene. Arrotolare l'impasto dal lato lungo, partendo dal bordo non libero dal ripieno e finendo sul lato con il bordo libero. Girare il rotolo così ottenuto in modo che la 'cucitura' sia verso il basso, a contatto con il piano di lavoro. Con un coltello ben affilato tagliare delle girelle di circa 1cm di spessore.

Disporre le briochine su una placca coperta di carta forno, ben distanziate tra loro e farle riposare, coperte con uno strofinaccio, per mezz’ora.
Nel frattempo preparare lo sciroppo: portare a bollore in un pentolino il succo del limone con lo zucchero, sempre mescolando, in modo che lo zucchero si sciolga bene.

Cuocere le briochine in forno preriscaldato a 180°C per 20’ circa, finché saranno dorate. Sfornare e spennellare subito con lo sciroppo.

lunedì 3 febbraio 2014

Linguine alle triglie con le briciole


Quando ricominciano le lezioni ricominciano i pranzi al sacco. E dopo un po’ di pranzi al sacco, io inizio a desiderare un piatto di pasta come Willy il coyote il suo Bip bip.
Perché se nel thermos ci puoi mettere delle buonissime vellutate, con anche i crostini a parte quando la buona volontà si spreca, se nel bento ci stanno bene le insalatine con i loro condimenti ben chiusi nei contenitorini più belli del mondo, in nessun posto ci puoi mettere una pasta.
Io che ogni volta mi ustiono la lingua con gli spaghetti perché “non sia mai che si raffreddino”, con che cuore, no ditemelo, con che cuore posso preparare la pasta la sera per il pranzo dopo? Che poi te la ritrovi stracotta, con il condimento tutto assorbito, secchettina e molliccia allo stesso tempo.
Niente, non fa.
E così che dal lunedì “oh che buona questa vellutatina”, passando per il mercoledì “gnam gnam che buona insalatina!” si arriva al venerdì “MOBBASTA! DOMANI ME FACCIO DU’ SPAGHI!”.
Crisi di astinenza da carboidrati, certo, ma anche e soprattutto voglia di qualcosa che sia preparato sul momento, con un minimo di lucidità e di buonumore, non dopo 10h passate in università, con le energie residue di un bradipo morto e una creatività culinaria che manco mia madre (detta anche Mrs penne al sugo –meglio se scotte- & fettina –meglio se alla moda delle suole-. Per 18 anni. TUTTI I GIORNI).
E così il sabato di buon mattino, con il sole o con la pioggia, con gli spaghetti in testa e una bella lista in mano, mi avventuro per una Udine brulicante di vecchietti agguerriti che si contendono le verdure migliori e si fanno largo, armati di bastone, nella mischia al mercato del pesce. Le siore saranno anche più agili di me, che alle 8 del sabato mattina sto ancora dormendo, ma io ho il potere della giovinezza (e soprattutto del mascara!): faccio gli occhi dolci al pescivendolo e mi accaparro le triglie, TIÈ! :D


Per due:
160g linguine
10 triglie piccole
2 pomodori secchi sott’olio
Un pezzetto di scorza d’arancio
Mezza foglia d’alloro
50ml vino bianco secco
1 spicchio d’aglio
Una piccola fetta di pane casareccio
Prezzemolo
Olio evo
sale & pepe

Per prima cosa pulire le triglie: tagliare la testa, eviscerare e sfilettare i pescetti.  Spellare i filetti, sciacquarli delicatamente e tamponarli con carta da cucina.

Preparare un super speedy fumetto: raccogliere tutte le lische e le teste (ma non la pelle!) in un pentolino, tostarle a fuoco altro, aggiungere due bicchieri d’acqua, un pezzetto di scorza d’arancio, un pizzico di sale, mezza foglia d’alloro e portare a bollore. Far bollire per 20 minuti, schiacciando di tanto in tanto le teste e le lische con un mestolino. Tenere da parte in caldo.

Fare le briciole: Tritare grossolanamente il pane. Scaldare un filo d’olio in una padella e rosolarci uno spicchio d’aglio. Eliminare l’aglio e aggiungere le briciole di pane, farle tostare, rigirandole spesso, finché saranno dorate e croccanti. Tenere da parte.
Cuocere la pasta in abbondante acqua salata e scolarla al dente.

Mentre la pasta cuoce preparare il sugo: scaldare un goccio d’olio in una padella, aggiungere i filetti di triglia tagliati a pezzetti (tenerne da parte qualcuno intero per la guarnizione) e il pomodoro secco sgocciolato, asciugato e tagliato a pezzetti. Rosolare dolcemente il pesce, quindi sfumare con il vino bianco. Lasciar evaporare e aggiungere una manciata di prezzemolo tritato, regolare di sale e pepe. Aggiungere un mestolino di fumetto al pesce, aggiungere gli spaghetti e completare la cottura della pasta nel sugo, mescolando e spadellando: dovrà rimanere un sughetto cremoso, che leghi bene il pesce alla pasta.
Impiattare, aggiungere i filetti interi e le briciole. Mangiare subitissimo! 

C’è del cremoso e del croccante in uno stesso boccone, saporitissima…mi piace un sacco!